domenica 6 settembre 2009

O buono Appollo, a l'ultimo lavoro

Oggi è iniziata l'ascesa. E' stata una giornata per diversi aspetti piuttosto pesante, emotivamente soprattutto. Ma ci sono stati anche momenti più leggeri e lunghe (lungherrime) discussioni. Al centro di una delle quali c'erano la scuola, la cultura, la trasmissione del sapere e la formazione della personalità (è più importante istruire o formare? preferite un medico istruito o formato? e un pilota di linea? e un insegnante di geografia?). Il verso che ho messo a titolo di questo post - preso dal primo canto del Paradiso - mi riporta con la mente proprio agli anni del liceo. Non solo banalmente perché sui banchi di scuola ho studiato, come quasi tutti (cioè decisamente male), la Divina Commedia, ma piuttosto perché ricordo di aver citato proprio questo verso e i successivi in un tema d'italiano. Con quel fare da sbruffone che è forse la cifra dei giovani studenti che si reputano un po' svegli e non privi d'ironia (litote) e che peraltro temo di non aver completamente dismesso (litote), avevo collocato la terzina all'inizio del mio componimento, quasi a elevarlo a vette dantesche.
Non ricordo però se fosse quello il verso che avevo inserito in seguito a una scommessa con Ruggiero. Al mio baldo compagno avevo detto: "apri a caso la Divina Commedia e io inserirò nel mio tema la terzina su cui ti cade l'occhio, riuscendo a calarla perfettamente nel contesto". Il che voleve dire creare ad hoc il contesto capace di accogliere la terzina dantesca scelta a caso. Ricordo che c'ero riuscito perfettamente.
Ricordo anche che la mia passione per la storia era già allora più forte e vivace di quella per la georgrafia. Come del resto mostra questo reperto d'epoca. La cartina che stavo disegnando era per Storia.

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