giovedì 26 novembre 2009

Marrazzo, che scuse del c...avolo!

Per prendere la patente si deve sostenere un esame, per prendere una laurea bisogna superarne decine, per votare no: cani e porci (pochissimi i cani, direbbe Busi) possono esercitare il diritto/dovere di esprimere la propria preferenza politica (limitatamente a quello che i partiti permettono di scegliere, ovviamente...). Ho dubbi sempre maggiori sulla bontà di questo sistema, ma me ne faccio una ragione. Non riesco invece a capire come sia possibile che un politico che di mestiere gestisce, indirizza e rappresenta una larga fetta della comunità - per esempio il governatore di una regione - non abbia (o non dimostri, il che è lo stesso alla fine) un minimo di consapevolezza della distinzione tra sfera privata e sfera pubblica, tra giorno e notte, tra Italia e Vaticano. A casa sua, ciascuno può (dovrebbe potere, in uno stato liberale e lo dico io, che mi offendo se mi dicono liberale) divertirsi come preferisce, ingurgitare quello che vuole, riempire ore e orifizi (pardon) come ritiene più sollazzevole. In pubblico invece no. Esistono regole diverse, necessariamente più limitative. Ma soprattutto un politico - per esempio un governatore di regione - dovrebbe avere sempre chiaro che è il comportamento pubblico quello per cui deve essere giudicato, non quello privato. Come privato cittadino può divertirsi come meglio crede e scrivere a chi vuole. Come rappresentante del popolo (pardon...), invece, dovrebbe rispondere al suo elettorato e alla comunità nella sua totalità. Non al capo di uno stato straniero. Nello specifico - e chiudo 'sta mappazza di post - le scuse sono, a mio avviso, peggiori dei presunti peccati di cui l'ex governatore del Lazio si è sentito in dovere di chiedere scusa. E' riuscito così a sbagliare su tutta la linea: nella tempistica, nella modalità e nella finalità. Non è male per uno che fino a poche settimane fa governava una regione così importante. Ma un esame di moralità ed educazione civica (magari con un testo a fumetti, volendo) non è il caso di introdurlo?

lunedì 23 novembre 2009

Quelli che...

Quelli che... per l'età che hai, potremmo essere colleghi.
Quelli che... non fanno nemmeno ombra.
Quelli che... t'insegnano la vita dal basso della loro insipienza.
Quelli... che il compagno Fini.
Quelli... che a maggio no, perché c'è il Salone del Libro.
Quelli... che Ah, la Moleskine rossa!
Quelli che... se sei afferrato in qualche materia.
Quelli che... speriamo che i bambini si divertino.
Quelli... che s'arenano sul bagnasciuga.
Quelli che... Chernobyl la centrale, Scandicci il mostro, Bellusco i semafori.
Quelli che... Knock, knock, knock, knock.
Ma soprattuttto quelli che prendono appunti vocali sull'A1.

venerdì 20 novembre 2009

Tengo España en el corazón

Ricorre oggi il ventennale della morte di Sciascia. El País gli rende omaggio con un bell'articolo di Juan Cruz che ricorda la passione per la Spagna dello scrittore siciliano: tengo España en el corazón, confessava. Del paese iberico disse nel 1984 all'allora corrispondente del quotidiano madrileno, Juan Arias:
Una nación más pasional que cultural, con muchas semejanzas y desemejanzas con Italia. Las semejanzas son en lo peor. Las diferencias, en lo mejor.
Condivido. Mi piace anche l'immagine che Cruz dà di Sciascia come fustigatore dei potenti (e dei poteri). Scrive:
Su obsesión como intelectual era convertirse en martillo de todos los poderes, y también del poder que representaba el terrorismo.
Ho nostalgia della Spagna e di Sciascia.

giovedì 19 novembre 2009

De officiis

Ha destato un certo scalpore il riferimento all'assolvimento dei miei doveri coniugali che ho fatto in un post di qualche giorno fa. Non ne capisco il motivo: sono regolarmente sposato (due volte: in comune e in chiesa, con la stessa donna, ça va sans dire); era di mattina, ma prima dell'orario di lavoro; mia moglie era evidentemente (evidentemente a me, sottinteso) consenziente. Dunque, perché stupirsi? Forse perché ne ho scritto su Belpais o perché in un post intitolato Confesso che me la sono scialata??
Confermo: me la sono scialata. E non me la scialo tanto di rado...

mercoledì 18 novembre 2009

Appesi alla tradizione

Non me ne vogliano i miei dodici lettori, ma non ho mai sentito una particolare vicinanza con la campagna di sensibilizzazione a favore della liberazione del Tibet. Ovviamente questo non significa che senta una particolare vicinanza con le autorità cinesi. Più che altro sento un particolare fastidio per tutto quello (e soprattutto tutti quelli) che si rifanno alla tradizione per rivendicare alcunché. Già ho scarsissima stima per i governi eletti democraticamente (a prescindere dal colore), figurarsi per quelli dispotici e/o per quelli concentrati nelle mani di persone che incarnano divinità e affini. Ah, Fini...
E non migliora il mio umore - stasera davvero provato - sentire l'amico di Richard Gere dire che in Italia i crocefissi dovrebbero rimanere appesi nelle scuole perché l'Italia ha un sostrato cattolico... (e si vede, aggiungerei io!).
PS: il Dalai Lama è quello a destra. L'altro è solo un aspirante...

Ma anche:

- Santo subito, ma anche no...

domenica 15 novembre 2009

Alla faccia del Levitico

Il tema delle radici è di stretta attualità (almeno negli ultimi cinquemila anni; quando avrò terminato Lettori di ossa di Tuniz & Co saprò dirvi se fosse in auge anche ai tempi della donna di Mungo). Per noi occidentali (e nella categoria ci finiscono anche i Giapponesi, ma non i Marocchini, per uno dei miracoli della geografia post-moderna) radici va spesso a braccetto con giudaico-cristiane. E pur tuttavia ci ho messo un po' a capire che Lev. 19:28 non era una data con un orario, ma il richiamo a un passo del Libro del Levitico. Che recita:
Non vi farete incisioni sul corpo per un defunto,
né vi farete segni di tatuaggio. Io sono il Signore.
Per chi non se ne sia accorto, il tatuaggio è sul braccio destro.

sabato 14 novembre 2009

Confesso che me la sono scialata

Certo, ho passato quaranta minuti sotto i ferri del dentista, l'Agenzia delle Entrate mi chiede migliaia di euro per non aver letto una lettera e, cosa peggiore, al mio bar avevano finito lo zola, tanto da dover mettere il brie nel Solito Insolito (che a questo punto è diventato un Insolito Insolito). Ma tutto sommato posso confessare che me la sono scialata.
Ho fatto almuerzo con Marcello Fois.
Ho bevuto il Caffé dell'Imperatore al Florian.
Ho pranzato con vista sul Duomo di Monza.
Ho gustato un ottimo fritto misto a due passi dall'Arsenale di Venezia.
Ho accompagnato il Distruttoredimperi all'asilo; ho adempiuto ai miei doveri coniugali di mattina (e non c'è cosa più divina...); sono andato a teatro; ho visto quattro mostre; ho conosciuto persone interessanti; ho seminato per il futuro...

giovedì 12 novembre 2009

Scocciato

Poverocristo, non lo invidio affatto. Lo mettono in croce anche quando non c'entra niente (anzi, proprio perché non c'entra niente...). Ora lo tirano per il perizoma anche i commercianti di Piazza San Marco a Venezia. Se ne sono usciti con una nuova iniziativa, esporre sulle vetrine questo cartello contro la sentenza della Corte Europea relativa all'esposizione di crocefissi nelle scuole. Scrivono:
E' venuto in pace per tutti.
Qui è a casa sua e ci rimane;
la minoranza che non ha il dono di conoscerlo
e amarlo rispetti chi ce l'ha e, se proprio vuole,
si volti dall'altra parte quando lo incontra.
Lui li amerà lo stesso
Si rivolterebbe nella tomba, se fosse ancora nel sepolcro. Per fortuna di tutti noi peccatori, invece, è risorto e lotta insieme a noi. Per sfortuna, però, non ha insegnato un po' di logica (e soprattutto coerenza) a questi suoi strenui difensori lagunari (che forse hanno ancora la coda di paglia per aver rubato le spoglie di un santo e fatto strage di fratelli di fede). I suoi emissari dovrebbero ricordare loro che una vita veramente cristiana è il più alto, il migliore e forse anche l'unico simbolo valido del Cristo. Non un manufatto esposto nelle scuole di uno stato che la sua propria costituzione vuole laico. In tempi di ozi e stravizi - più che cumani, tarantini - che accomunano rappresentanti del popolo e aspiranti al trono, un po' di sano buonsenso (valore pre-cristiano ma non necessariamente anti-cristiano) non farebbe male. Altrimenti il rischio è di trovarsi a fare le crociate con le ex-mogli di chirurghi plastici e di partecipare alle spedizioni punitive e ai linciaggi. Ma i cristiani non erano quelli del "porgi l'altra guancia" e "ama il tuo nemico"? Ti sfido che poi Lui rimane scocciato.
PS: discuterei ore e ore attorno ai termini "minoranza" e "dono", ma preferisco andare a letto pensando allo splendore crepuscolare di Venezia...

martedì 10 novembre 2009

Sono tempi troppo metzani

Lo fa dire Marcello Fois (con cui ho pranzato ieri...) a un prete nel suo ultimo libro, l'intenso (e molto bello) Stirpe. Isidoro di Siviglia, nella sua enciclopedica opera Etymologiae, glosserebbe metzani con "id est di merda". E' quello che ho pensato io quando sono uscito dalla metropolitana e ho visto che l'edicola di fronte all'ingresso esponeva il calendario storico del duce (gli italiani usano storico in senso perlomeno ridicolo, se non idiota). Posso capire il calendario di Scipione o, perché no?, di Annibale; di Dante, di Cristoforo Colombo, di Nuvolari, di Cristina D'Avena, di Topo Gigio, financo. Ma del duce no. Il duce no. Siamo alla fine del 2009. Dopo Cristo, ragazzi.
Poche ore prima, a due passi da Via della Spiga, avevo visto un omino che portava sul petto un cartello plastificato con scritto Non sono comunista, con il quale cercava di attrarre l'attenzione dei passanti a cui chiedeva l'elemosina...
Per fortuna, mentre percorrevo il Palmanova faticando a sollevare il piede dall'acceleratore per rimanere sotto i settanta chilometri all'ora, mi sono imbattuto in Messaggio di Alice e l'ho cantata a squarciagola:

Oh, quante parole sul tema: l'infedeltà!


domenica 8 novembre 2009

Verona, Stato del Vaticano (Unicuique suum)

Tra i titolini che scorrevano in basso durante l'edizione prandiale del TG de La7 ho letto la dichiarazione del sindaco di Verona, Tosi: al posto della foto del presidente della Repubblica Italiana (l'unica al momento riconosciuta dalle leggi e che anche il primo cittadino della città veneta dovrebbe riconoscere), Giorgio Napolitano, lui espone un ritratto del pontefice Benedetto XVI, capo di uno stato straniero, e il crocefisso, simbolo di una religione bimillenaria e fortemente radicata nella storia e nella cultura italiana (ma pur sempre simbolo religioso e NON culturale: altrimenti nelle scuole troveremmo appesi forme di parmigiano-reggiano, dischi di Vasco Rossi e il poster dell'urlo di Tardelli). Beh, in uno stato civile (e nei film americani - ma le due cose non sempre coincidono) i Federali avrebbero già circondato l'ufficio del sindaco... Qui in Italia (in Italia, non in Padania...) tutto va avanti come prima. Per certi versi anche per fortuna.
E mentre il mondo celebra il ventennale della caduta del Muro di Berlino, io ritorno, come tutti gli anni, a Sciascia e celebro la breccia di Porta Pia.

lunedì 2 novembre 2009

Apologo del casello

Dietro alla sbarra del casello, per un attimo la Cinquecento (ahilei, solo per un secondo) ha l'illusione di andare alla stessa velocità della Ferrari ferma nella corsia accanto. E magari sogna di arrivare nello stesso posto. Da parte sua il casellante lungimirante, seduto alla sua postazione, sa come andranno le cose. E il saggio non si stupisce che l'orologio guasto, due volte al giorno, segni l'ora esatta.
Morale: è bene concentrare la propria attenzione non sull'attimo, ma sul processo evolutivo.

domenica 1 novembre 2009

Entre la tramuntana i el Mediterrani

Per guarire da una lieve apatia novembrina, abbiamo organizzato al volo una cena catalana molto sui generis, stasera. Ho cucinato una specie di paella catalana-valenciana-brianzola, che definirei per brevità alla cazzilla. Ci ho messo quello che avevo nel frigo, compreso un (dicasi 1) wurstel. Il risultato è stato apprezzato, forse anche perché accompagnato da un ottimo vinello ViDiví. Molto buono anche il prosciutto pernil iberic.
La mejor medicina es la buena comida