Per prendere la patente si deve sostenere un esame, per prendere una laurea bisogna superarne decine, per votare no: cani e porci (pochissimi i cani, direbbe Busi) possono esercitare il diritto/dovere di esprimere la propria preferenza politica (limitatamente a quello che i partiti permettono di scegliere, ovviamente...). Ho dubbi sempre maggiori sulla bontà di questo sistema, ma me ne faccio una ragione. Non riesco invece a capire come sia possibile che un politico che di mestiere gestisce, indirizza e rappresenta una larga fetta della comunità - per esempio il governatore di una regione - non abbia (o non dimostri, il che è lo stesso alla fine) un minimo di consapevolezza della distinzione tra sfera privata e sfera pubblica, tra giorno e notte, tra Italia e Vaticano. A casa sua, ciascuno può (dovrebbe potere, in uno stato liberale e lo dico io, che mi offendo se mi dicono liberale) divertirsi come preferisce, ingurgitare quello che vuole, riempire ore e orifizi (pardon) come ritiene più sollazzevole. In pubblico invece no. Esistono regole diverse, necessariamente più limitative. Ma soprattutto un politico - per esempio un governatore di regione - dovrebbe avere sempre chiaro che è il comportamento pubblico quello per cui deve essere giudicato, non quello privato. Come privato cittadino può divertirsi come meglio crede e scrivere a chi vuole. Come rappresentante del popolo (pardon...), invece, dovrebbe rispondere al suo elettorato e alla comunità nella sua totalità. Non al capo di uno stato straniero. Nello specifico - e chiudo 'sta mappazza di post - le scuse sono, a mio avviso, peggiori dei presunti peccati di cui l'ex governatore del Lazio si è sentito in dovere di chiedere scusa. E' riuscito così a sbagliare su tutta la linea: nella tempistica, nella modalità e nella finalità. Non è male per uno che fino a poche settimane fa governava una regione così importante. Ma un esame di moralità ed educazione civica (magari con un testo a fumetti, volendo) non è il caso di introdurlo?
giovedì 26 novembre 2009
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