lunedì 2 agosto 2010

Regressione dialettale

Da un po' di tempo a questa parte mi ritrovo a riflettere sul tema del dialetto. Non che nutra particolare interesse verso questo argomento: noto soltanto una sempre più diffusa abitudine a esprimersi col dialetto locale piuttosto che con la lingua italiana. Ne ho parlato anche con Marcello Fois in occasione dell'intervista almuerzo per ALIBI, l'anno scorso.
Ieri a Calasetta, mentre bevevo il caffè, alcuni avventori isolani chiacchieravano in quello che dovrebbe essere (se non erro) il dialetto carlofortino, con un'inflessione e diversi termini molto simili al genovese. Ovviamente capivo pochissimo o niente del tutto di quanto si dicevano. Così come non ho potuto apprezzare le canzoni di Piero Marras al concerto di ieri sera in piazza a Sant'Antioco.
Mi capita sempre più frequentemente di domandarmi a cosa si debba questa moda o questo revival del dialetto. Necessità di esprimersi nella lingua materna? Omaggio alle proprie origini? Scelta ideologica? Incapacità di tradurre in italiano gli stessi concetti con le stesse parole? Non so rispondermi. Notavo anche, tra me e me, che tolti alcuni parenti di una certa età, le persone con cui parlo solitamente a casa e nella vita di tutti i giorni si esprimono in italiano. Altrove prevale invece il dialetto, anche tra i più giovani. Le burine di Ostia sono i personaggi dell'estate, il che la dice lunga (sull'estate e sui giovani del Duemila). Ma anche qui, in spiaggia, il dialetto imperversava. Ho sentito una signora veneziana constatare che tutto il suo armementario da mare era fabbricato in Cina: qui xe tuto madeincina (pronunciato: made in cina). Così, quando il barista mi ha presentato la tazzina sul bancone dicendo "ecco il buon caffè", ho risposto sovrappensiero: "sperèm!".

PS: questo post, come tutti gli altri, dovrebbe avere un'immagine d'accompagnamento. Purtroppo però pare che in Sardegna sia più facile vedere le Madonne per strada che avere una connessione internet degna di questo nome. Un'altra caratteristica che accomuna l'Isola al resto del Continente. Tutta l'Italia non è un paese per giornalisti culturali...
PS 2: finalmente sono riuscito a caricare l'immagine! È una vignetta di Mauro Patorno, presa dal suo blog http://mauropatorno.blogspot.com

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