mercoledì 17 novembre 2010

Bon vivant padano

Ne sono sempre più consapevole: non tutti i giorni le cose s'infilano nell'ordinata sequenza che io mi immagino e per la realizzazione della quale cerco di fare il mio meglio. Capita per esempio di essere svegliati alle 7.08 da una telefonata che sarà soltanto la prima di una serie, alla quale peraltro - come alle successive - non risponderò. Ma il risultato non cambia: la giornata è compromessa e l'umore pure. Ma so anche apprezzare, con una sempre maggiore consapevolezza, i giorni buoni. La mattina di oggi va archiviata di diritto in questa cartella. Ho visitato, per la prima volta, la chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore a Milano; ho visto la bella mostra su Botticelli in Lombardia al Poldi Pezzoli (otto opere!); ho gettato un altro piccolo seme nel campo del futuro, con la speranza che non ci sia solo del marcio in Danimarca; ho comprato El País in edicola (da mesi mi è scaduto l'abbonamento digitale e non riesco a rinnovarlo, sigh!) e due libri su Beirut e la Tomba di Alessandro Magno; ho mangiato due ottimi panini. Il primo si chiamava Padano. L'ho scelto apposta, non solo in base agli ingredienti: salame e brie. Da buon brianzolo so che la Padania non esiste, al contrario della Brianza, anche intesa come stato d'animo (visitate il blog del mio amico Brianzolitudine). Casualmente ho poi scoperto l'Eliana: Praga, brie e sgombro sott'olio. L'ho mangiato in omaggio alla collega appena conosciuta in quel di Losanna, davvero una città "che non ti aspetti": oggi è il suo compleanno. Chiudo ripensando a quel mezzo sorriso ricevuto per le vie del centro, regalatomi senza che ci fosse bisogno di ricorrere alla tattica ingaggiante del "ma che brutte scarpe che hai!". MM mi ha spiegato che se succedesse a lei, il malcapitato si beccherebbe una pedata stampata sul didietro. Ma immagino che esistano donne e donne, così come esistono uomini e uomini (e no).

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