domenica 21 novembre 2010

C'è un piano per cancellare la retta

Lasciate perdere i paranoici patrioti a stelleestrisce che divelgono i cartelli stradali perché li considerano segnali in codice destinati ai nemici pronti a invadere gli USA. Qui si parla di cose serie. Le menti più raffinate l'hanno compreso da tempo: c'è un piano del Governo per cancellare la retta. Non del nostro governo, incapace di affrontare l'emergenza rifiuti campana o garantire la tutela del patrimonio storico e artistico o predisporre una qualche iniziativa valida contro la crisi economica. No, no: del Governo pluto-masso-giudo-comu-ricchio-juve-matu-musul-buro-cratico che regge le sorti del mondo (piuttosto alla cazzilla, a giudicare dai risultati... ma questo è un altro discorso). Il piano consiste nel far scomparire i rettilinei dalle strade italiane, cominciando dalla Lombardia (la Padania non esiste) e più precisamente dalla Brianza. In illo tempore, nei bei giorni andati - quando Berta filava - era possibile percorrere interi chilometri senza incontrare una rotonda né un semaforo. L'automobilista brianzolo poteva illudersi di guidare lungo le mitiche strade degli States, fuorviato anche da cartelli tipo California in quel di Lesmo. Da anni ormai il paesaggio è cambiato e le rotonde in Brianza sono più comuni dei cactus in Arizona. Quelli che ancora riescono a fare un chilometro su un rettilineo tengono il segreto per sé per il timore che una qualche amministrazione locale, municipale, provinciale, regionale, nazionale, continentale o il succitato Governo, intervenga a modificare in modo innaturale il percorso piazzando una rototoria e/o un semaforo e/o una cunetta di un metro e mezzo (le più alte hanno in cima dei faretti per segnalarne la posizione agli aerei durante la notte o nei giorni di nebbia...). Le agenzie turistiche più aggiornate stanno già offrendo pacchetti all-inclusive verso i paradisi del rettilineo per automobilisti frustrati: volo + hotel + autonoleggio. Le mete più gettonate sono la Basilicata e la Castilla y Leon. Qualcuno si stupisce di questa nuova moda, ma io personalmente non ne vedo il motivo. Esistono il turismo sessuale, enogastronomico, artistico, sportivo e financo quello venatorio (chiedete al buddista Baggio): perché non dovrebbe esistere quello automobilistico?!

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