lunedì 25 ottobre 2010

Madamina, il catalogo è questo...

In questi giorni parlo spesso di cataloghi. Sarà perché sto visitando numerose mostre, in Italia e all'estero. Quando tutto va bene (cioè rare volte), il catalogo mi viene fornito spontaneamente dagli organizzatori, ovvero dal loro ufficio stampa: è un segnale che il volume viene riconosciuto come strumento di lavoro utile, se non indispensabile, per chi deve (vuole o pensa di) recensire quella mostra. Nella maggior parte delle occasioni, invece, devo richiederlo espressamente e magari sollecitarlo, con il rischio di sembrare importuno. Ho appena trascorso due giorni in Svizzera per visitare quattro mostre e sono arrivato a casa con altrettanti cataloghi, tanto che due di essi non sono riuscito a infilarli in valigia. La considero un'impresa semi-eroica, perché ero stato avvisato che sarebbe stato difficile ottenerli. E invece due addirittura mi sono stati proposti senza che li chiedessi (tra l'altro uno è in tedesco!), mentre quelli a cui tenevo di più ho dovuto un po' sudarmeli, anche perché, quando sono arrivato al dunque, ho scoperto che gli addetti stampa non avevano avvisato le rispettive librerie.
Parafrasando un detto che mi ha insegnato il mio babbo posso concludere: "non conta quanti cataloghi ottieni, ma da chi li ottieni".

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